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caso: quanto al secondo la critica a Dante non era pane per i suoi denti. Se esso voleva parlare a forza di Dante si doveva levare la cispa dagli occhi e specchiarsi nei dotti d’Italia, non già dando retta a Bettinelli e compagnia.» Più sotto: «In quei tempi i Guelfi stavano divisi tra i Bianchi e Neri e volendo Dante mettere pace e concordia fra loro si ritirò dalla amministrazione della Repubblica, ma forzato dai suoi parenti si dovè porre un’altra volta in quella sedia che aveva lasciata per disperazione. Intanto sentite quel che successe: i capi popolo del partito dei Neri vedendo che i Bianchi montavano loro sul capo si ritirarono tutti nella chiesa S. Trinità, dove dopo un sacco di chiacchiere, fracasso, contrasti e rivolte si concluse di domandare al Papa d’allora che si chiamava Bonifazio, che mandasse una persona di sangue reale a quella città per governarla.» Di poi l’autore in un breve articoletto intitolato, che vuol dire l’argomento del primo canto dell’Inferno, date alcune nozioni generali utilissime sopra gl’intendimenti del poema, sopra alcune circostanze del simbolico viaggio, passa ad un’altro capitolo ove tratta della forma e della misura dell’inferno.

In questo pure non difettano tutte quelle cognizioni, che sono necessarie alla intelligenza dell’intero Poema. La vivacità poi dello stile grandemente campeggia, non che quella sicurezza che nasce dalla conoscenza esatta e coscienziosa dello stupendo volume del fiero ghibellino e dei suoi migliori interpreti ed amatori.

Questo primo fascicolo del Dante popolare, di cui ci occupiamo, rende così ottime speranze di sè per l’avvenire che noi non possiamo a meno che incoraggiare il detto scrittore e raccomandare caldamente quest’opera che esce dal comune, per singolarissimi pregi, e che tante fatiche deve esser costata al traduttore.

Noi crediamo intanto opportuno notare come questo lavoro meritasse di esser ricordato dal professore Zahn alla reale Accademia di Berlino con parole di lode e come l’autore avesse dall’ex-ministro della Pubblica Istruzione comm. Coppino la superiore approvazione del R. Governo per la istituzione in Napoli di una Scuola Dantesca popolare.

Nè vuolsi passare sotto silenzio che nella traduzione l’autore stesso darà delle note proprie anch’esse in dia-