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Non è dunque di piccola rilevanza l’opera di quei cultori delle buone lettere e dell’insegnamento popolare, che si studiano sminuzzare in modo chiaro e facile le cognizioni scientifiche e diffondere i buoni libri tra le masse popolari.

Quando poi si tratti di scrittori la cui intelligenza resta difficile agli intendenti medesimi, quanto più ardua ne è allora la diffusione tra i popolani e quanto più meritori. Per facilitare quest’impresa moralizzatrice istruttiva un’egregio compatriotta il sig. Cav. Domenico Jaccarino di Napoli socio di molte Accademie ed Istituti scientifici e letterari, Direttore del noto periodico Giambattista Vico, ha posto opera alla versione in dialetto napoletano di quel Classico italiano che sopra gli altri come Aquila vola, di quelle divine cantiche, che dalla tragedia infernale ti rapiscono fino alla letizia soave delle beatifiche sfere ove tutto è luce ed armonia. Questo lavoro dal lato della fedeltà presenta tutti i possibili pregi e ben dimostra come fosse ogni argomento adoperato dal quale potesse ripromettersi l’effetto migliore. Il dialetto napoletano è riportato con grande verità, e spesso la versione ha vinto con sveltezza degli ostacoli che parevano insuperabili.

Prima per altro di passare al travestiemento a lengua Napolitana del canto primmo de lo Nfierno, ( versione con il testo italiano a fronte e colle note di G. Biagioli.) l’autore ha fatto precedere nel primo fascicolo in quest’anno pubblicato, e che presentemente abbiamo sott’occhio, una prefazione ed una Vita di Dante, pur esse dettate nel Vernacolo Partenopeo, in cui vuolsi notare molta franchezza, molta erudizione, molta sagacia ed ottimo intendimento. Fra gli altri passi riportiamo i due seguenti messi in idioma italiano, per dimostrare come abbia saputo l’autore comunicare al popolo notizie interessanti leggiadramente svolte con modi tutti propri di questo genere speciale di letterari componimenti.

Dopo aver nominato con fina ironia alquanti critici dice «In Francia fra cento male lingue la pazzia o la ingenuità delle quali, è degna più presto di compassione che di gastigo, Dante è stato criticato da quel grande uomo di Voltaire e dal sig. La Harpe. Al primo (innanzi al merito del quale mi levo il cappello) mancava la conoscenza della bella lingua Italiana, e per questo leggendola all’uso Francese ha sbagliato la critica sua in genere numero e