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gare al popolo nel suo dialetto il divino Poema. Questo pensiero fu meritamente incoraggiato con lusinghiera nota dell’attuale signor ministro dell’istruzione pubblica. Noi ci congratuliamo col benemerito signor Jaccarino, e, non gli facciamo maggiori e ben dovuti encomi per il patriottico suo divisamente, perchè egli è uno dei membri della nostra Società.

N.° 22.

E mentre il giornale il Pazzo seguitava a riprodurre ne’ suoi numeri consecutivi gli articoli de’ confratelli in pro del Jaccarino, e le onorificenze che quotidianamente riceveva per la sua traduzione del Dante, la Staffetta ritornava all’attacco colle seguenti parole, alle quali si rispose con un glaciale silenzio; e ciò nel suo n. 16, dell’anno I. 18 agosto 1867:

Cenno Critico

Sul Dante Popolare di Domenico Jaccarino

Al secondo difensore dell’OTTIMO POETA brevemente e con gentilezza diciamo, che i termini nè tanto decenti, nè tanto letterarii furon prima vibrati dallo scrittore dell’Appendice del N. 6. del PAZZO, e quindi dovea rispondersi per le consonanze. Nel nostro primo articolo osservammo solo, che mal si addiceva l’epiteto di BRAVO al traduttore di un libro che ha avuti più cementatori della stessa Bibbia, e che era temerità il dire di non sapere tra i due a chi dar la diritta! I Poeti in Italia sono infiniti e ve ne saranno finchè il mondo esisterà; ma i buoni non son molti, ed i bravi sono scarsissimi: l’unico sommo è Dante, contendere la dritta a tal uomo è follia!

Addio caro Attilio.

Imprendere ad analizzire e criticare la traduzione in dialetto napolitano del primo tra i poeti classici italiani, del sommo de’sommi, del Creatore di nostra favella, troppo ardua impresa ella è, e non dei lombi miei; ma però tanti elogi profusi, le onorificenze che quasi ogni giorno il traduttore del Dante fa piovere or su questo, or su quell’altro giornale mi hanno spinto a trattar questo esame, acciò apra gli occhi chi facilmente crede, e distingua l’oro dall’orpello.

Diam mano all’opera, cominciando all’argomento.