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lenza il ministro di P. I. ha incoraggiato l’inventore di questa scoperta — Però se noi lodammo la traduzione di Dante in lingua napoletana, non possiamo nè encomiare, nè incoraggiare questo disegno. Che cosa difatti imparerà il popolo da Dante? Avrebbe ad imparar molto è vero, ma quando fosse più educato. Volete educare il popolo? aprite conferenze in cui s’impari al popolo, che cosa è la guardia nazionale, una cassa di risparmio, un’associazione di lavoro; imparate al popolo a che servono i comizii, quanto sia immorale il gioco del lotto, quanto sia ladro un governo che sciupa milioni ad un esercito di nullafacienti..... e simili. Imparate prima queste cose necessarie alla vita politica e civile, necessarie alla moralità e poi spiegategli Dante. Ma allora il buon popolo non avrà bisogno del signor Jaccarino; Dante lo leggerà e lo comprenderà da se. Siamo serii.

N.° 20.

La Nuova Roma, giornale del mattino di Napoli, nel suo n.126 dell’anno 1° 14 agosto 1867, pubblicò il seguente articolo nella Cronaca Interna:

La Divina Commedia del Dante Alighieri ha trovato un buon traduttore nel signor Domenico Jaccarino, che rende in dialetto napolitano intelligibili al popolo i sublimi concetti dell’immortale Poema. Noi ne abbiamo sott’occhio i primi canti che il traduttore ha già pubblicato, e ci congratuliamo nello scorgere che il nostro paese abbondi sempre di fervidi ingegni e di giovani di buona volontà.

Quanto prima lo stesso signor Jaccarino aprirà in Napoli una Scuola dantesca popolare gratuita, essendone già stato autorizzato dal Ministro della Pubblica Istruzione, che gl’inviava anche una lettera d’incoraggiamento.

N.° 21.

L’Emancipatore Cattolico nel suo n. 33 dell’anno VI, 16 agosto 1867, elogiava anch’egli la traduzione del Dante coll’articolo che segue:

L’egregio giovine Letterato Domenico Jaccarino, già autore della bella traduzione della Divina Commedia di Dante in dialetto napoletano, aprirà una scuola per spie-