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odiano mortalmente i croati e sono di religione greco-ortodossa. Vi è fra croati e serbi un abisso incolmabile, che porterebbe inevitabilmente, alla guerra civile permanente, tipo macedone. Si «balcanizzerebbe» la Dalmazia, cioè si farebbe decadere senza rimedio, cedendola agli slavi.

I quali poi, sia detto ben chiaro, non sono che degli immigrati. La popolazione indigena dalmata è d’origine italica, e quando, verso il mille dell’èra nostra, dal volgare latino si formarono lentamente gli attuali idiomi romanzi (l’italiano, il francese, lo spagnuolo ecc.) in Dalmazia nacque e fiorì un dialetto italiano, il dalmatico, vissuto fino ai dì nostri (il Bartoli ne ha pubblicata una grammatica e un glossario), ora scomparso solo per cedere il posto al.... veneziano, come a Trieste e come quasi dappertutto altrove. E anche i sedicenti slavi (spesso italiani rinnegati, perfino italiani del regno dimentichi della loro origine) parlano comunemente fra loro l’italiano, e soltanto l’italiano.

L’eroica resistenza italiana.

IV. Ma gli italiani di Dalmazia, sento dirmi malignamente, non sono irredentisti; essi non agognano ad aggregarsi alla madre patria: temono forse un peggioramento economico. (Si noti che la Dalmazia è la peggio trattata delle terre soggette all’Austria; che Vienna per ragioni politiche l’ha fatta mancare di strade, di ferrovie, di industrie, di commerci, e che venendo a noi sarebbe socialmente ed economicamente rigenerata).

Turpe menzogna, che troppo spesso si ripete per Trento, per Trieste, per Zara! I sacrifici che gli italiani di Zara e delle altre città dalmate han fatto per serbar sè all’Italia, sono semplicemente meravigliosi. Stretti tutti intorno alla bandiera della «Lega Nazionale» essi hanno eroicamente lottato contro l’Austria e