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Consolazione a D. Ciccio.

clxxi.
L
A lite tracollata, il morto Figlio,

     Le scorse infermità pericolose
     Per verità, D. Ciccio mio, son cose
     4Da porre ogni grand’animo in scompiglio.
Tu non di men, che sei prudente, al ciglio
     Ritogli omai le lagrime dogliose,
     Ch’ove l’avversità son più scabrose,
     8Ivi più sprezza il Saggio ogni periglio.
Spera ch’al variar delle stagioni
     Ben sorgerai, qual leggier legno, a galla
     11Dal fondo delle tue tribulazioni;
Però che la fortuna anche s’installa,
     E fermasi talor sopra i C....
     14Come quei, ch’han figura d’una palla.’


A D. Ciccio, che volva farsi castrare per non aver più figli.

clxxii.
S
Ento, che tu cominci a dubitare

     D’aver più figli, che non ebbe Egisto,
     Mentre in quattr’anni quattro volte hai visto
     4La tua Consorte giovane figliare,
E perchè con tal numero ti pare
     più ch’a bastanza d’esserne provvisto,
     Sento, che per non crescerne l’acquisto,
     8Hai risoluto di farti castrare.
Ma con tali economiche invenzioni
     Maniera non avrai sufficiente
     11Da conseguir il fin, che ti proponi,
Poiché, se ben ti cavano i C....
     Non si può dar però naturalmente
     14Il caso, che un C.... si discoglioni.