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L’Autore ammalato di dolori ne dà parte a D. Ciccio.

cxlix.
D.
Ciccio, in fondo al ventre ho una gravezza,

     Che mi reca insoffribile dolore;
     Ma s’egli sia ne gl’intestini, o fuore,
     4Io distinguer nol so con sicurezza;
Quindi siam tuttavia su l’incertezza
     De la cagion del male. Il mio Dottore,
     Soggetto a dirne il ver, di gran valore,
     8E’ di parer, che sia qualche crudezza.
Altri un flato n’incolpa, ed altri tiene,
     Che possa derivar da un’unione
     11Di calcoli ammassati entro le rene;
Ah, ma ben m’avvegg’io, che la cagione,
     D. Ciccio traditor, da te proviene,
     14Poichè ’l mal che mi sento, è in un C...


D. Ciccio mostrò disgusto dell’indisposizìone dell’Autore.
Al Sig. Antonio Scarella.

cl.
U
Dendomi ridotto a l’ultim’ore

     D. Ciccio ne mostrò gran dispiacere,
     Sì che da gli occhi si lasciò cadere
     4Pietoso un rio di lagrimato umore;
Ed all’or fu, che il mio febrile ardore
     S’incominciò pian piano a sminuire;
     Ond’or mi trovo a tal, che posso dire
     8D’esser d’ogni pericolo già fuore.
Così dal pianto suo fu riunita
     L’Anima mia col corpo, allor che’l volo
     11Già preso avea per l’ultima partita;
Ma chi sia, che nol creda? E’ cosa trita,
     Che’l liquor de’ C .... è quel, che solo
     14Ha possanza, e virtù di dar la vita.


Il