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Il furto fatto a D. Ciccio.
Al Sig. Napoleon della Luna.

cxxxix.
C
Osì non fosse come con effetto

     E’ ver, che un Servitor di mal talento,
     Mentre traea D. Ciccio a lume spento
     4La scorsa notte un grave sonno in letto,
Stesa la man rapace al bisacchetto
     Due borse ne levò, che v’eran dentro
     Con qualche quantità d’oro, e d’argento,
     8Nel modo appunto, che v’è stato detto.
Sol per vere io non ho le relazioni
     Circa la patria di colui, che forse
     11Furtivo a dare il sacco a’ suoi Calzoni;
Nol credend’io Norcin, qual si discorse;
     ch’essi a le borse levano i C....
     14Ed egli ad un C.... levò le borse.


Il mostruoso Cavallo di D. Ciccio.

cxl.
O
Ve, in quel libro istorico de’ mostri

     Pon l’Aldovrando bizzarrie sì strane,
     Bello è ’l veder, che verbi grazia un Cane
     4Armato di due Corna il Capo mostri:
Bello il veder, ch’un Asino dimostri
     Aver testa d’Alocco, e piè di rane:
     Bello il mirarvi un Aquila, che sbrane
     8Un cigno, e ch’a sbranarlo apra due rostri.
Or s’ei vivesse al tempo d’ogg, e ’l piede
     Rivolgesse colà, sovra l’amena
     11Riva del Serchio, ove D. Ciccio ha sede,
Collochería ne la medesima scena
     Anche il di lui Cavallo, a cui si vede
     14Mostruoso un C.... sopra la schiena.