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D. Ciccio dato all’Agricoltura non teme danni della rigidezza della stagione. Al medesimo.
cxix. D. Ciccio, abbandonato la Procura,
S’è dato all’arte de l’Agricoltura,
4Sperandone maggiori emolumenti;
Ma dal gran nevicar temon le genti
Un così grave danno a la coltura,
Che per l’estate prossima ventura
8Sian per perire il frutto, e le sementi.
Quindi al veder ciascun secca ogni speme
In un con l’erba, par che s’abbandoni
11Afflitto in braccio a le miserie estreme.
Ei sol, fidato in sua virtù, nol teme;
Sapendo ben, che ’l proprio de’ C.....
14E quel di far prolificare il seme.
D. Ciccio si duole con suo fratello ch’abbia voluto maritarsi ancor egli.
cxx. (Che in te l’esser C.... è sostantivo.
Mentre ogni giorno più ti mostri privo
4Di giudizio di senno, e di cervello)
Dimmi se pur non fù qualche rubello
Stimolo di lussuria intempestivo,
Qual mai ti spinse incognito motivo
8Si d’improviso al maritale anello?
Se a mantener di nostra casa i fasti
Diretta su cotal risoluzione
11Poco ben, Fratel mio, ti consigliasti.
Perchè Aristotil de generatione
[Tu sai ch’io vivo] è di parer, che basti
14A propagar la specie, un sol C....