Pagina:La Cicceide legittima.djvu/68


61


D. Ciccio dato all’Agricoltura non teme danni della rigidezza della stagione. Al medesimo.

cxix.
C
Ome vi scrissi con le precedenti,

      D. Ciccio, abbandonato la Procura,
     S’è dato all’arte de l’Agricoltura,
     4Sperandone maggiori emolumenti;
Ma dal gran nevicar temon le genti
     Un così grave danno a la coltura,
     Che per l’estate prossima ventura
     8Sian per perire il frutto, e le sementi.
Quindi al veder ciascun secca ogni speme
     In un con l’erba, par che s’abbandoni
     11Afflitto in braccio a le miserie estreme.
Ei sol, fidato in sua virtù, nol teme;
     Sapendo ben, che ’l proprio de’ C.....
     14E quel di far prolificare il seme.


D. Ciccio si duole con suo fratello ch’abbia voluto maritarsi ancor egli.

cxx.
F
Ratel C.... anzi C.... Fratello,

     (Che in te l’esser C.... è sostantivo.
     Mentre ogni giorno più ti mostri privo
     4Di giudizio di senno, e di cervello)
Dimmi se pur non fù qualche rubello
     Stimolo di lussuria intempestivo,
     Qual mai ti spinse incognito motivo
     8Si d’improviso al maritale anello?
Se a mantener di nostra casa i fasti
     Diretta su cotal risoluzione
     11Poco ben, Fratel mio, ti consigliasti.
Perchè Aristotil de generatione
     [Tu sai ch’io vivo] è di parer, che basti
     14A propagar la specie, un sol C....