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A D. Ciccio in occasione d’esser stato carcerato in Costantinopoli un Ambasciator di Corona.
cxiii. D. Ciccio, io sento dir, ch’è stato messo
Prigion, per non sò qual fallo commesso
4L’Ambasciator d’un Principe Cristiano;
E dicesi, esser mente del Sultano,
Ch’ei paghi in pena del supposto eccesso
Trecento borse, oltre il regal promesso
8A quei primi Ministri del Divano,
Ei però, che non v’ha corrispondente
Da cui possa sperar, che sian soccorse
11L’urgenze sue nell’occasion presente,
Da te l’attende, e non sà porlo in forse;
Poichè non v’è da chi più facilmente,
14Che da’ C.... possa trovar le borse.
La nuova datasi da D. Ciccio della presa di Buda non si verifica.
cxiv. Di Buda resa l’altra settimana,
D. Ciccio, sento dir, che finalmente
4S’è risoluta in una Padovana.
Scrivendosi, ch’ai quattro del corrente
Giunto a Roma un Corrier la diè per vana,
E da Venezia s’ha, che parimente
8L’abbia poi confermata una Tartana.
Io però solamente a quel, ch’avete
Detto voi, dò credenza, e con ragione;
11O le nuove sian publiche, o secrete.
Anzi ch’ogni altro senza esitazione
A voi creder dovrebbe, a voi, che sete
14Testimonio maggior d’ogni eccezione.