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Orazione di D. Ciccio nell’ingresso alla Rota di Genova.
lxxxv. A cui m’elesse il gran giudizio vostro:
In esso il mio valor, l’opra, e l’inchiostro
4Da me sarà mai sempre in uso posto.
Io mai non vò dall’equità discosto;
Lustro d’or non m’abbaglia, o luce d’ostro;
Sprezzo prieghi, e minaccie, e sol mi prostro,
8Santa Giustizia, ov’è ’l tuo Nume esposto.
Ma che? qual io mi sia, saggi Signori,
Vel dirà fedelmente il paragone
11Ben presto in sù l’aprir de’ nostri fori.
Così disse D. Ciccio, e a tal sermone
Rispose un Coro all’or di Senatori:
14Ben venga il sollennissimo C....
L’accesso giudiziale fatto da D. Ciccio.
lxxxvi. Alcune terre in lite, assai discoste,
Per dubbio di stancarsi a caminare,
4Prese un Caval dal Mastro delle poste.
Ma per quello squassar, che nel trottare
Fa sempre ogn’animal preso dall’Oste,
Il poverel sentì nello smontare,
8Ch’avea tutti ammaccati, e lombi e cosse.
Il Vetturino all’or, perche sottratto
Fosse il Caval da quelle imputazioni
11Che date gli venian per questo fatto,
Disse = Udite, Signor, le mie ragioni
Quando si stà del cavalcar nell’atto
14Ogn’ un sà, che si sbattono i C....