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di quella sua Residenza. Ivi egli consumò il resto de’ suoi giorni molto accetto a quei Principi, e mori l’anno 1693 carico di età, e di meriti non senza lacrime de’ suoi Sovrani, e di tutti i Letterati più celebri nella stima, e nell’amore dei quali egli era sempre vissuto.

Fu egli di grave, e bell’aspetto, di statura piuttosto alta di corporatura piena, di capelli castagni, d’occhi neri, e d’ampla fronte. Ebbe maniere affabili e gentili, ed un discorso a maraviglia savio, erudito, ed ameno. A tali doti accoppiò sempre costumi innocentissimi, talchè fu un esemplare di pietà verso Dio, di carità verso il Prossimo, di prudenza nell’esercizio de’ suoi impieghi.

Le sue composizioni poetiche, e sopra le altre quelle contenute in questa Raccolta dimostrano quanto egli fosse insigne Poeta, fecondo nell’immaginazione, spiritoso, e brillante nei concetti, e profondo nei sentimenti cosa rarissima in un professore di Legge, talchè egli rinnovò le memorie de’ Cini, e degli Alciati, e dir possiamo di lui quello, che Giulio Claro coll’Autorità del Petrarca scrisse di Cina, il quale licet etiam excellens Doctor, fuit etiam egregius Poeta. Benchè sempre involto in affari importantissimi per sollevarsi dei nojosi studi legali ricorreva alle Muse, e con queste bizzarre ed erudite composizioni ricreava, e divertiva non meno se stesso, che gli Amici, ai quali ne faceva parte dirigendole ora all’uno, ora all’altro. Il passare di tal maniera quell’ore, che dar si dovrebbero o all’ozio, o al riposo, non solo non disdice al Carattere più insigne, ma anzi le aggiunge grazia, e lo ingentilisce. Così si son veduti con vero piacere gli Uomini più grandi abbandonare per momenti i sublimi studi, e la loro grandezza e dati all’amena letteratura mettersi in uguaglianza, e rendersi grati al rimanente dell’uman genere, e il dare al nostro spirito un certo sollievo, e ricreazione rimovendo tutto quello, che lo tien soggetto, e legato fa sì che egli dopo con maggior forza e attività ritorna allo stato suo proprio, e naturale.



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