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La confidenza di D. Ciccio col Sig. Marchese N. persona di poca levatura,

lxxvi.
C
Aro D. Ciccio mio, tutto il Paese,

     Resta, per dir così, trasecolato
     Nel vedervi ogni dì con quel Marchese;
     4ch’è veramente un organo insensato;
E molto più riman meravigliato,
     Che voi con ciglio placido, e cortese
     Abbiate seco l’animo accordato,
     8Mentre con gli altri ogn’or siete in contese.
Anzi un Cantor quand’ebbe uditi un dì
     Nel Palazzo rotal questi ragguagli,
     11Tutto pien di stupor disse così —
Questi son d’armonia difetti, o sbagli.
     Perchè non mai tra Musici s’udì,
     14Che s’accordin con l’organo i sonagli.


La Rottura di D. Ciccio col Signor Marchese N.
Al Sìg. Co. Ronchi.

lxxvii.
R
Onchi, quella strettissima unione

     D’amicizia, e di fè, ch’era una volta.
     Fra D. Ciccio, e ’1 Marchese, or s’è disciolta
     4Né si può penetrar per qual cagione:
Ma ciò, che fa maggior l’ammirazione,
     E’ che ciascun di lor pien d’una stolta
     Bravura marziale, ha già raccolta
     8Gran quantità di schioppi, e di persone,
Or temo, e l’ho per cosa omai sicura,
     Che l’un con l’altro a duellar s’inviti,
     11E ne succeda in sin qualche sciagura.
Accidenti nel ver non più sentiti;
     Mentre è noto ad ogn’un, che per natura
     14I C.... fra di lor son sempre uniti.



La