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Per lo stesso Soggetto.
lx. D. Ciccio, io torno a dir, che non l’ho detto,
Sapendo molto ben con qual rispetto
4Teco mai sempre ha da trattar la gente.
Io sono al nome tuo sì riverente,
Quanto è devoto il Turco a Macumetto,
Nè del mio puro, e cordiale affetto
8Hai tu da giudicar diversamente.
Se dunque più con simile partita
A turbar ti verranno i Susurroni,
11Dà pur lor francamente una mentita;
Ch’io non t’ho già nel Cul, come supponi,
Ma t’ho ben presso al Cul circa tre dita,
14Che quello è proprio il sìto de’ C...
Il perdono chiesto dall’Autore a D. Ciccio.
lxi. A dir faccia di Culo a un vostro pari,
Perche i meriti vostri singolari
4Richiederiano encomio assai maggiore;
E certo un, ch’è sempr’uso a mandar fuore
Virtuose fragranze all’altrui nari,
Non dee per alcun conto andar del pari
8Col Cul, ch’esala sempre un tristo odore.
Or dal rimorso angustiato, e mosso,
Di supplicar vostra bontà non lasso
11Per il perdono, e diffidar nol posso;
Perchè, s’adoprerete a un buon compasso,
Forse non vi parrà l’error sì grosso,
14Che dal Culo a’ C... è un breve passo.
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