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Convito poetico dell’Autore.

liv.
A
Picio, quel, che fosse giorno, o notte

 Non stette mai con le mascelle asciutte,
     Volle, ch’un dì venissero condotte
     4A cenar seco alcune genti ghiotte.
Ma quando furo a tavola introdotte
     Trovar, che le vivande erano tutte
     Di lingue sol di Papagal costrutte,
     8Ma in cento modi accommodate, e cotte.
Tal’io per fare un genial banchetto
     Con la stessa invenzion del già descritto,
     11Un sol C.... ho per vivanda eletto,
E giusta il fine, che mi son prescritto,
     L’ho qui fatto in graticola, in brodetto,
     14Alesso, arrosto, appasticciato, e fritto.


La Disunione.
Al sig. Matteo Regali.

lv.
M
Atteo, ch’il crederia? quell’unione

 Stata sempre sì stretta, e cordiale
     Tra D. Ciccio, e’l fratel, che forse uguale
     4Non se n’è vista più tra due persone.
Or per non so qual fievole cagione,
     S’è rotta finalmente in forma tale,
     Ch’io temo (e sarà forse il minor male)
     8Che vengan tra di lor a divisione;
Però ch’alteratissimi, e discordi
     A le proposte del praticarsi
     11L’uno, e l’altro di lor si mostran sordi;
E pur non ho più visto a pacificarsi,
     Che i C .... usi sempre a star concordi
     14Vengano a l’atto mai del separarsi.




La