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La disfida di D. Ciccio contro un suo Collega.
l. L’altro dì fieramente inviperito
Fè, contro l’apostolico divieto,
4Al buon collega un duellare invito.
All’atto strano, al termine indiscreto
Quel pover uom si vide a mal partito.
Sì che ristette, e fuor del consueto
8Il cor gli titubò nel petto ardito.
E parea veramente agli occhi, al moto,
Ch’ei volesse troncar col brando irato
11Più vite, che le forbici di Cloto:
Io poi, che acceso il vidi oltre l’usato,
N’ebbi un sommo stupor; sendomi noto,
14Che’l calor de’ C... è temperato.
L’Autore incontra difficoltà nei fare il 51.
Sonetto della Cicceide.
A D. Ciccio.
Che tu m’abbi servito per Soggetto
Infino al cinquantesimo Sonetto;
4E che mi manchi poi sul cinquantuno.
Per fare un verso io specolo a digiuno,
Fantastico la sera in girmi a letto,
Ci provo a mezzodì; ma con effetto
8Non ci riesce di spuntarne alcuno.
Oh cosa non più vista a giorni miei!
Da i piccoli C .... d’un gallo rosso
11Si cavano un dì quattr’ova, e sei,
Ed io né men in tre cavar non posso
Un sol verso da te, che fosti, e sei
14Un C.... così grande, e così grosso.
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