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La malinconia di D. Ciccio il giorno di Pasqua

xlvi.
I
N questo dì, ch’ha il Redentor distrutto

 Con sanguinosa man lo stigio stuolo,
     E che sen riede trionfante al polo
     4Lasciando a noi di sue vittorie il frutto,
Non solo il Ciel tutto s’allegra, e tutto
     Di ragionevol gioia esulta il suolo.
     Ma, già bandito il sotterraneo duolo,
     8S’è sin nel limbo il giubilo introdotto.
Dunque, perchè tu sol (se tutto il resto
     Del mondo è lieto a sospirar te poni,
     11E stai con volto ippocondriaco, e mesto?
Ma per Dio, che ben giuste hai le cagioni
     Di sospirar così; però che questo
     14E’ tempo, in cui si friggono i C.....


D. Ciccio ippocondriaco ama la solitudine.
Al Sig. Co. Francesco Rolli.

xlvii.
C
Onte, il nostro D. Ciccio, a cui ridea

 Sempre in volto la gioja, or par che sia
     Dell’umor malenconico l’idea,
     4E l’Archetipo dell’ippocondria.
E non discorre più della Morea,
     Nè delle guerre là dell’Ungheria;
     Anzi nè pur vuol più, come solea
     8Prender seco alcun altro in compagnia.
Or mentr’ei de’ Colleghi abbandonati
     Con solitario piè fugge lo stuolo,
     11E va per luoghi inospiti, e scafati.
Gli altri restan di ciò trasecolati.
     Vedendo, fuor del solito, andar solo
     14Un di quei, che van sempre accompagnati.




D. Cic-