Su le tre ore,
Quando a D. Ciccio 4Arso d’amore
Venne in capriccio
Di far palese
A chi l’accese 8L’antico suo libidinoso ardore.
Quindi avanzatosi
Sotto il balcone
Di quella rigida 12Che l’arrostì,
Con un armonico
Falsobordone
Sul Chitarrone 16Cantò così.
Sì, feritemi,
Saettate,
Ch’io per me, luci spietate, 20Mai d’amarvi non lascerò;
Ma costante incoccerò,
Come il Rospo a le sassate.
Sì sì, feritemi spietate 24Luci barbare, quanto belle,
fate pur ciò, che volete,
Siate fulmini, o comete,
Siate vipere, o ceraste. 28Ch’io vi voglio adorar, se ci crepaste.
Mentr’in tal guisa
D. Ciccio esagera