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A D. Ciccio, lasciata la carica di Fiscale.
xxix. Noi quì lasciar de la sua grazia in forse!
Ha pur ingrato il nostro mal veduto:
4Ma fu crudo così, che nol soccorse.
Partì; nè ci degnò pur d’un saluto,
Nè pur un guardo il traditor ci porse,
Ah vigliacco, ah guidon becco F ....
8Va, che ti mangin l’ossa i Lupi, e l’Orse.
Ma s’or, che feal’Amico ito è lontano,
Forse un dì, con sua pena, e nostra gioja
11Ci tornerà come nemico in mano.
Così sfogavan l’amorosa noja,
Per l’amato Fiscal piangendo in vano,
14La Forca, i Birri, la Berlina, e ’l Boja.
Al Sig. Lodovico Breni, il quale scrisse a l’Autore, che D. Ciccio volea concorrer all’Rota di Genova.
xxx. Ch’al nostro prudentissimo D. Ciccio
Sia venuto capriccio
4Di ricondursi a la Città di Giano;
Anzi mi par, che questa
Sia con molta ragione
Una risoluzione
8Degna de la sua testa;
Perchè s’ha da ricever le risate,
Che sien proporzionate
A l’opre sue ridicolose, e sciocche,
12Ci vuol quel Giano appunto.
Che suole in doppio volto aprir due bocche.
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