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Al Sig. Medico Francesco Redi Autore del Trattato del Pellicello.

xxii.
N
Oi poniamo ambidue, Redi, ogni cura

     Per dare al nome nostro eterna vita,
     E perchè in sen d’oblivione oscura
     4Non mai la nostra fama erri smarrita.
Io scrivo di D. Ciccio, e colorita
     Spiego ne' fogli miei la sua figura;
     Tu fai del Pellicel mostra erudita,
     8Spiegandone l’essenza, e la struttura;
Ma, oh quanto il nostro far, Redi, è diverso!
     Il mio stil secco, e scabro, il tuo facondo;
     11L’un rustican, l’altro ingegnoso, e terso:
Mostriam, tu con la prosa, ed io col verso
     Tu l’animai più piccolo del Mondo,
     14Io ’l più grande animal de l'Universo.


Il Pomo d'oro.

xxiii.
D.
Ciccio, io lessi già, che fu gettato

     Dal Cielo in grembo a Paride Pastore
     Un Pomo d’oro, acciò che consegnato
     4Da lui venisse a la beltà maggiore:
Quindi aspirando in terzo a tal Primato
     Con Minerva, e Giunon la Dea d’Amore,
     Finalmente a quest’ultima fu dato,
     8Premessone il Decreto a suo favore.
Ma s’ancor tu, pigliata occasion tale.
     Colà ti fossi allor con l’accennate
     11Deità presentato al tribunale,
Tutte, e tre si sarebbon ritirate;
     Che sol la tua, per senso universale,
     14E’ veramente faccia da pomate.



A D. Cic.