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L’Autore si fa lecito di presagire alla sua Cicceide
l’immortalità con l’esempio d’Ovidio in quei
Versi della sua Metamorfosi.


Iamque Opus exegi, quod nec Iovis ira, nec ignis.
Nec, &c.

cccxxx.
E
Cco l’Opra ho compita, in cui di Giove

     In van lo sdegno accenderassi, e in vano
     Contro lei tenterà l’usate prove,
     4Per abolirla il fervido Vulcano.
Non quel Dio, che più tardo il passo move,
     Non quel, che d’ostil ferro arma la mano,
     Non la Dea, che dal Ciel folgora, e piove,
     8La ridurranno annichilata al piano.
Non mai le potrà fare onta, e dispetto
     Il continuo girar de le Stagioni,
     11Nè di fortuna il più maligno aspetto;
Poichè s’han queste mie composizioni
     A durar fin che dura il lor soggetto,
     14Dureran fin che durano i C....



Fine della Prima Parte.

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