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Nel medesimo soggetto della morte di D. Ciccio.
Al Sig. Conte Ronchi.
Nè trovo alcun valevole conforto
A render men penoso il mio dolore;
4Ahi, ahi, D. Ciccio il poverello è morto.
E’ morto, e ’l Ciel non si colmò d’orrore
Nel fare al Mondo tutto un sì gran torto!
Torto, per cui se n’ode alto il clamore
8Da l’Indo al Mauro, e da l’Occaso a l’Orto.
A me però di sua mortal sciagura
E’ la novella rea sopravvenuta
11Improvvisa così, quant’ella è dura,
E da chi può tal cosa esser creduta,
Che un C.... fatto sol da la natura
14Per dar la vita altrui, l’abbia perduta?
La morte di D. Ciccio, e dell’unico suo figliuolo.
Al Sig. Canonico Malatesta.
Estinto anche il figliuol, ch’era mal vivo
(Per il qual accidente intempestivo
4Io pur n’ho gran rammarico in me stesso)
Mi rammenta d’un tal, ch’essendo oppresso
Da dolor di testicoli eccessivo,
Penando si dolea del corrosivo,
8Cui su ’l male il Cerusico avea messo.
Or per la morte di costor provando
Anch’io non men penose agitazioni,
11Le voci di quel tal vo replicando,
Il qual, fra l’intensissime afflizioni
De l’acerbo suo mal, di quando in quando
14Fieramente gridava: Oh i miei C....
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