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D. Ciccio fra le Deità.
cclxiv. Di nostra fè mancava il vero lume,
S’elesse un Dio per Protettor, secondo
4La propria inclinazion, l’arte, o ’l costume.
Dea de’ Dotti fu Palla, il furibondo
Marte fu de’ Guerrier, Venere il Nume
Fu degli amanti, e fin giù nel profondo
8Dier gli Avari a Plutone arabo fumo.
Or se tornasse ad esser praticato
Quell’uso, e ch’ogni gener di persone
11Avesse un nume a se proporzionato,
D. Ciccio esposto anch’ei nel Panteone
Vi sarebbe dal Popolo adorato
14Per il Dio Tutelar d’ogni C....
L'Autore trovandosi moribondo si forma l’Epitaffio.
Al Sig. Co. Marcello Masdoni.
Che restasse di me qualche memoria,
Se pur vizio non è di vanagloria;
4Che certo in questo caso io nol vorrei.
A te dunque mi volgo; a te, che sei
Cotanto parzial de la mia gloria,
Non perchè facci Cronaca, né Storia,
8In cui tutti registri i gesti miei,
Ma basterà, per indicar qual fui,
Che facci espor sù l’urna Sepolcrale
11I seguenti tre versi al guardo altrui.
Questa che noi viviam vita mortale,
Ce la dier due C.... e quì costui
14S’è con un sol C.... reso immortale.
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