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A D. Ciccio. Nel partirsi dal lido l’Armata Veneta per Levante.

ccxxxiv.
P
Arte il Giason de l’Adria, e seco appresso

     Quei Pin, ch’an nel volar penne di bisso,
     Non per sottrarre il Vello d’oro a Frisso;
     4Ma ’l ferro a piè de l’Oriente oppresso;
E se ben ei le sue speranze ha messo
     Ne l’ajuto del Cielo, e in lui s'è fisso,
     Pur sotto l’ombra tua s’è ancor prefisso
     8D’esser a te benignamente ammesso.
E certo in questo suo vicin trapasso
     Se tu gli assisti, assicurare il posso,
     11Che non avrà del mar tempesta, o squasso.
Mentre anche allor, ch’era il mar gonfio, e grosso,
     L’antiche armate avean sicuro il passo
     14Sotto i C .... del Rodian Colosso.


La Nobiltà di D. Ciccio.

ccxxxv.
M
Ente chiunque temerario, ha detto,

     Che sia D. Ciccio di progenie oscura,
     E satirica lingua in van procura
     4D’insinuar si perfido concetto.
Egli ebbe chiaro a par de l’intelletto
     Il suo principio, e nobile a misura
     De l’Ingegno sortì la genitura.
     8Dal divin che ’l formò, saggio Architetto.
E se ben egli non ha mai provati,
     Come si suol, per via di testimoni
     11I quarti de’ suoi nobili Antenati,
Non di men per antiche tradizioni
     Si sa, che con Adam furon creati
     14Fin là nel primo secolo i C....



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