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La recidiva di D. Ciccio nelle sue pretensioni.
ccxviii. Senso di vanità, ch’avea deposto
Più che mai petulante a dir s’è posto,
4Ch’ogni altro appo di lui non vale un zero.
Così pretende scioccamente altero
A suoi Colleghi d’esser anteposto,
E ch’a lui debban dare il primo posto,
8Come il dieron gli Apostoli a San Piero.
In somma ei porta questa opinione,
Che non si dia nell’ordine Rotale
11Alcun da star con esso al paragone.
Or quanto mai s’udì pazzia cotale?
Ch’un Testicol si metta in pretensione
14D’esser creduto il membro principale?
D. Ciccio ammesso nell’accademia v’espone l’impresa.
ccxix. Per crearlo Accademico, e fu vinto.
L’impresa intanto alzò sul lato manco,
4La quale il corpo avea così distinto.
In atto di volar v’era dipinto
Il Caval Pegaseo con l’ale al fianco
E non lunge un C .... nè più, ne manco
8Con un par d’ale anch’egli, al volo accinto.
Tutto ciò s’esprimea col colorito:
Il motto poscia in capo al Cartellone
11Dicea Nos Quoque. Il nome era l’Ardito.
E volea dire — Anch’io, fatto erudito,
Ancor che paja un debole C ....
14Alzo a l’etra da terra il volo ardito.
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