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I complimenti passati tra D. Ciccio, e ’l Senato di Genova nel suo ingresso a quella Ruota.

cxcv.
A
Vea fatti D. Ciccio i complimenti

     Là col Senato nel suo primo ingresso,
     Quando il buon Duce affabile in eccesso
     4Gli diè la sua risposta in questi accenti.
Per la sovranità de’ tuoi talenti
     Praticherem ver te quel culto istesso,
     Che in questo luogo il Dio bifronte anch’esso
     8Ebbe da noi ne’ Secoli già spenti.
Nè un atto di sì gran venerazione
     Dovrà parere altrui nuovo, nè strano,
     11Stante la parità del paragone;
Sendo pur troppo noto alle persone,
     Ch’hai due visi ancor tu, come gli ha Giano,
     14Ma l’un di C.... e l’altro di C....


A D. Ciccio, che bramoso d’ingrandimento si duole di aver pochi beni di fortuna.

cxcvi.
D.
Ciccio, e non hai già sì gran ragione

     Nel dir, che la fortuna operò male
     A porti in basso stato, e disuguale
     4Alle tue gigantesche operazioni.
Perchè, secondo le disposizioni
     Fatte già dall’Artefice immortale,
     Cioè secondo l’ordin naturale
     8E’ lo star basso il proprio de’ C....
Pur non ostante, ciò spero ben tosto
     Di sentirti avanzato, e di vederte
     11Sorto dalla bassezza, ove sei posto;
Avendo io stesso udito dir, che certe
     Persone dal tuo basso infimo posto
     14Son per alzarti al Ciel sulle coperte.