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l’architetto Antonio Noale sopra disegno del professore Alessandro Barca sin dalla fine del 1807, formano un fabbricato lungo cinquantacinque metri, vôlto a mezzodi, e diviso in sette stanzoni di varia ampiezza, che per opera di sotterranei fornelli si scaldano a diverse temperature. Vi si distingue una ricca serie di piante grasse, e vi albergano in notevoli dimensioni i rappresentanti della vegetazione di tutti i climi. Vogliono esservi ammirate o per rarità di specie o per mole alcune Acacie, alcuni Cacti, un’Hura crepitans, una Coccoloba pubescens, una Carolinea insignis, la Vanilla planifolia fruttifera già da due anni, la Urania speciosa, la Cinchona floribunda, l’Artocarpus integrifolia, la Nepenthes distillatoria, e le singolari Tillandsia dianthoidea e T. Duratii, che, di poca acqua contente, vivono, crescono e fioriscono senza terra e senza radici, sospese all’aria in canestrino metallico. Ma più presto che ogni altra muovono la piacevole meraviglia de’ risguardanti i maestosi Banani (Musa sapientum, rosacea, rubra, discolor), che piantati in terra nella penultima stanza serbata a dar saggio della magnifica vegetazione dell’Asia, e parata tutta a verzura co ’ tronchi appiccaticci e lunghissimi del Ficus stipulata e di più Passiflore, gareggiano di beltà e di grandezza colle Palme fra cui s’innalzano, ma che per la celerità del crescere ricoprono e vincono colla sterminata ampiezza il verde e gajo di lor fogliame. De ’ quattro stanzini intermedii alle tre serre maggiori, ne ’ due primi nel quarto stanno le piante della Nuova Olanda, ed altre che dicono di aranciera, frà cui vuol essere specialmente osservata una numerosa collezione di Acacie, e le superbe Araucarie (4. excelsa, brasiliensis, imbricata). Nel terzo stanzino ritrovasi invece una ordinata collezione di frutta e semi. Dalle serre si passa all ’ Orto centrale, cinto circolarmente da un muro, sul quale corre una elegante balaustrata di pietra, fregiata di qua e di là dal portone orientale dei busti de’ botanici Fabio Colonna e Giannantonio Sarraceno, e dei prefetti di quest’Orto Prospero Alpino, Giulio Pontedera e Giovanni