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Maggio dell’anno in cui siamo, e nel venturo anno sarà compiuto.

Toccata così rapidamente la storia dell’Orto di Padova e de’ suoi Prefetti, stimiamo ora acconcio di porgerne una descrizione assai breve, però fatta di guisa che nulla ometta di ciò che vuol esser notato, e che ajutata dalla veduta panora mica dell’Orto stesso, che precede queste notizie, basti a rappresentarlo fedelmente a chi no ’ l conosce, a rammentarlo a chi’l vide. Posto fra le due insigni basiliche di S. Antonio e di S. Giustina, occupa una superficie di 20664,37 metri quadrati, serbando ancora inviolati i suoi antichi ed originarii confini. Era cinto in passato da un ramo del fiume Brenta, che bagnavalo da tutti i lati; e solo da pochi anni, per cessare il pericolo delle inondazioni fattesi assai frequenti, s’impedì con arginatura il corso all’acqua lungo i lati di mezzodi e levante; talchè questa ne lambe ora soltanto il lato occidentale e settentrionale. Rimpetto al primo, ed al di là della strada, sorge in acconcio edifizio una bella, grande e solida ruota idraulica, che innalzando l’acqua suddetta, la manda poscia per sotterranei tubi di piombo a risalire e zampillare in diciassette fontane, ed a riempiere vasti serbatoi di piante acquajuole. Mette all’Orto un portone di rustica architettura, al sommo del quale stanno scolpite sin dalla fondazione le leggi imposte dai Riformatori dello Studio a coloro che movessero a visitarlo, l’austera latinità delle quali si attribuisce al celebre Daniele Barbaro, e mostrano quanto amore ponessero i Veneti a questo loro nuovo e pellegrino ritrovamento.

TRIVMVIRI LITTERARII.

I. PORTAM HANC DECVMANAM NE PVLSATO ante diem MARCI EVANGELISTAE NEC ANTE HORAM XXII.

II.

PER DECVMANAM ÎNGRESSVS EXTRA DECVMANVM NE DECLINATO.

III.

IN VIRIDARIO SCAPVM NE CONFRINGITO NEVE FLOREM Decerpito ne semen FRVCTVMVE SVSTOLLITO radicem ne effodito.