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testano gli encomii di che l’onorarono il Riva, il Pontedera ed il celebre Tournefort, nulla egli pubblicò che sia fino a noi pervenuto. Durò nell’ufficio sino al mese di Marzo del 1719, nel qual mese con ducale di Giovanni Cornaro del giorno 17 al venerabile e benemerito vecchio, siaccato dagli anni e dalle infermità, fu concesso onorato riposo, sostituendogli l’illustre Giulio Pontedera, d’origine Pisano, ma nato in Lonigo nella provincia di Vicenza, che i Padri anteposero al veneziano Lodovico da Riva ed al celebre svizzero Giovanni Scheuchzero, i quali a gara si disputavano questo incarico. Morì il Viali nel 1722.

Nè della fama che già godeva moltissima, nè della destata espettazione, nè dell’accordata preferenza minore mostrossi poi il Pontedera, sia per opere pubblicate a pro della scienza, sia per cose fatte in vantaggio dell’Orto. Continuò egli i lavori lasciati imperfetti dal Viali; ma oltre ciò riparò efficacemente alla povertà di piante, ed alla negligenza estrema della coltura, in che a quel tempo era l’Orto caduto. Avvenuta nel 1694 la morte del primo giardiniere Gio. Macchion, era stato posto nelle sue veci il secondo giardiniere Tommaso Andreola, e in quelle di lui anzichè collocare quel Tita cui già era stato promesso, ma che sdegnava di stare agli ordini dell’Andreola, fu allogato un figlio di quest’ultimo, di nome Santo. Restato così in casa gli Andreola il governo e quasi la possessione dell’Orto, essi lo neglessero di tal guisa, che molte e rare piante se ne perdevano alla giornata, e di tutte era abbandonata la coltivazione; onde che, mentre per opera del Tita, passato a custode dell’Orto Morosini, che allora fioriva nella contrada di S. Massimo in questa città, quest’ultimo cresceva sempre in beltà e rinomanza, l’Orto pubblico cadde in sì basso stato, che il Viali fu costretto a farne lamentanza pubblica al Magistrato. Ma non cavandosene verun frutto, e protetti gli Andreola da troppo validi patrocinii, non ebbe forza il buon vecchio di affrontarne coraggiosamente il potere; per lo che paurosamente accomodandosi ai tempi, si diede