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semplici, conferi questa al Viali. Cessò in tal guisa dalla prefettura e dalla ostensione l’uom venerabile, che da ben trentotto anni sosteneva con tanto plauso, e con manifesto vantaggio della scienza e dell’Orto, l’insegnamento dell’una e l’amorevole direzione dell’altro. Diede in luce le opere sopra citate:

Junonis et Nestis vires in humanae salutis obsequium traductae. Pat. 1668, 8.° Historia plantarum. Pat. 1685, fol.

Oltracciò pubblicò due cataloghi dell’Orto nostro:

Catalogus plantarum Horti Patavini, Pat. 1660, al quale fece egli stesso alcuni commenti in un suo manoscritto, che serbasi nella biblioteca dell’Orto stesso, e s’intitola: In Catalogum plantarum Horti Patavini anno MDCLX editum Notae; le quali però non furono pubblicate, ma servirono a lui per la compilazione dell’altro Catalogus plantarum Horti Patavini. Patav. 1662, 16.°

Sotto la prefettura sua lo coltivarono, oltre Giovanni Macchion, Antonio figlio di questo fin dal principio del 1651 in assistenza del padre, e Filippo Picci o Rizzi dal 1660, qual altro assistente gratuito del padre proprio, cioè di Giulio, che già era giardiniere sin dal 1637. Avvenne in questo mezzo, che non albergando il Dalla Torre nel Giardino, ma nella casa paterna, che qual padovano ei possedeva nella città, Giulio attribuendo a sè solo il merito di avere levato l’Orto alla floridezza che allora vi si ammirava, chiese ai Riformatori che per tali benemerenze fosse accordato a suo figlio, sino a che avesse paga e posto fisso, tutto il frutto di quel terreno che circonda l’Orto medesimo, e che prima e poi era stato sempre lasciato a beneficio ed utilità del Prefetto. E ciò eragli stato consentito dal Magistrato con terminazione dei 15 Luglio del 1660; se non che il Dalla Torre, mosso da si sfacciata impudenza, ne fe sì vive doglianze ai Riformatori, e chiarì siffattamente la cupidità insaziabile e la venalità d’ambi i Picci, che questi con decreto dei 30 Febbrajo del 1661 furono cacciati dall’Orto. Per l’accaduto però avvedendosi il