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VI.

Un giorno finalmente Adone potè andare a scuola a Viadana. Lo accompagnava la sua mamma, che doveva presentarlo al maestro e al direttore delle scuole.

Era una mattina di ottobre, fresca e nebbiosa. Nella fretta di partire, Adone aveva mangiato appena una fetta di polenta, e a metà strada sentiva già quasi fame. Ma che importava la fame, il freddo, la nebbia? Egli camminava zufolando, con le mani in tasca, un quadernetto e il libro della terza elementare sotto il braccio: e gli pareva di andare alla conquista del mondo.

Attraverso la nebbia che si diradava, scorgevasi vagamente il fiume argenteo: qua e là qualche albero completamente giallo appariva come una fiamma in mezzo al fumo.

Egli ricordava il viaggio sotto il mantello dello zio, il sacchettino pieno di monete, la promessa del gigante. Come era stato felice, quel giorno. Ma ora si sentiva più felice ancora: gli pareva di aver raggiunto il più bel sogno della sua vita. Non aveva più bisogno di essere coperto dal mantello,