Pagina:L'ombra del passato.djvu/93


l'ombra del passato 89

stavano seduti intorno al tavolo, con le mani in tasca o col gomito sulla spalliera della seggiola: altri sedevano sulla panca e sulla cassa dell’andito; altri stavano appoggiati alle pareti, con le braccia incrociate sul petto.

Immobili, attenti, sotto la luce scarsa d’una lampada a petrolio die ardeva sopra il camino, parevano figure dipinte.

Adone distinse le faccie scialbe di Agostino e di Candido il muratore accanto a quella rossa e rozza del fabbro, suocero del gemello; vide il viso rotondo e bonario del Casèr, e la figura di Pino suo figlio, il cui volto roseo e lucido pareva quello di una donna.

Vera anche l’oste del Vicerè, e un ricco proprietario dal viso grasso e pallido come la luna. Sotto la cappa del camino acceso stava accoccolata la Müton: accanto a lei il vecchio Pigoss sorrideva silenziosamente, coi piccoli occhi in colore dell’acqua del Po. Più in là c’era un vecchio con la testa fra le mani: era calvo e il suo cranio lucido rifletteva lo splendore del fuoco. A destra di Davide sedeva il vecchio bifolco che aveva acceso il lumino davanti all’immagine di San Simone Giuda, mentre lo zio Giovanni moriva. Davide parlava, muovendo sul tavolo, con gesti nervosi, alcuni mazzetti di zolfanelli, e un peker1 pieno di vino.

Adone stette alcuni momenti a bocca aperta, meravigliato della scena. Davide parlava come il

  1. Bicchiere ad ansa.