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84 | l'ombra del passato |
andò a cambiarsi le scarpe, e quando ritornò in cucina, vedendo che Adone se ne andava, lo richiamò a voce alta:
— Di’, tu, pedagogo, perchè scappi? Non stai qui a mangiare il pesce?
— E se la zia mi sgrida?
— E dille che vada al diavolo!
— Bei consigli! — disse il zolfanellajo che rientrava.
— Non è sua madre, quella, e neppure sua matrigna! — gridò allora lo studente, agitato. — E neppure sua zia, e neppure sua padrona. È una vigliacca!
— Dio, Dio, se Tognina sente! — disse Adone, spaventato e nello stesso tempo felice.
— Che hai? — domandò il zolfanellajo, stupito; ma la vecchia, con un pesciolino in una mano e le forbici nel l’altra, gli accennò di non disturbare Davide.
E questi continuò a gridar vituperi contro i suoi vicini; Adone si piegava su sè stesso, contorcendosi per frenare uno scoppio di riso, tanto i gesti e le parole dello studente lo divertivano. Sulla porta il zolfanellajo tendeva l’orecchio, pauroso che dall’aja vicina qualcuno sentisse; finalmente si volse e pregò Davide di tacere.
— Vch, ti farà male allo stomaco!
Questa ragione parve calmare il giovinotto: allora Adone uscì nell’aja, spiò fra la siepe, vide lume nella camera della zia. Il resto della casa pareva deserto. Egli potè rientrare inosservato, salì