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78 l'ombra del passato


Gli pareva d’esser solo sulla terra, abbandonato in un’isola deserta.

Gli uccellini dell’aria, le biscie, le chiocciole, tutti gli animaletti di cui si scorgevano ancora le orme sulla sabbia, erano meno soli e abbandonati di lui. Passasse almeno una barca che lo portasse all’altra riva! Di là egli sapeva dove andare. A Mezzano c’erano i saltimbanchi; egli li conosceva perchè erano già stati a Casalino, dove gli avevano promesso di prenderlo al loro servizio se li raggiungeva al di là del Po.

E ora come fare, se non passava la barca? Pigoss andava senza dubbio ad avvertire la Tognina: il Pirloccia veniva, lo inseguiva nel bosco, lo legava, lo riportava nella casa divenutagli odiosa. Dio, che paura! Pareva una fiaba: Pirloccia era il mostro.

Alla tristezza di questi brutti sogni cominciava a mischiarsi un malessere vago e sottile, che poteva esser bene un po’ d’appetito. Egli sbadigliò, come un gattino affamato, e sembrandogli di scorgere una barca in lontananza si decise ad alzarsi e chiamare:

— Oh, ooh!

L’eco soltanto rispose. Egli cercò un punto più alto della riva e ripetè il suo grido di richiamo. Ma solo la voce dell’eco rispondeva beffarda.

Egli sedette di nuovo sulla sabbia, e ricominciò a sbadigliare. Era quasi notte: gli alberi e i profili lontani delle rive e delle isole diventavano neri: il paesaggio dava l’idea di una pagina di carta d’argento macchiata d’inchiostro.