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V.

Un giorno, ai primi di settembre, Pigoss vide appunto il suo piccolo amico attraversare pensieroso il tratto di sabbia tra la riva e il bosco, nel punto che gli abitanti di Casalino chiamavano pomposamente il porto. Invece d’essere, come al solito, scalzo e mal vestito, Adone indossava il suo vestitino nuovo e aveva un berrettino a visiera. In mano teneva un involtino. Era pallido in viso, con gli occhi cerchiati e il naso un po’ gonfio. In tre anni egli era cresciuto di poco: aveva sempre un viso da bambino; solo la sua voce un po’ velata e le sue mossettine da uomo serio rivelavano in lui il fanciullo già amico del dolore.

— Che c’è, bello? — domandò il barcajuolo. — È festa, oggi?

Adone raccolse sulla riva una fronda di salice, e fece con essa un cenno misterioso, verso il paese. Pareva dicesse addio a una persona lontana. Poi si volse. Dall’altra riva del fiume giungeva un richiamo prolungato e sonoro. Qualche viandante chiamava la barca, per attraversare il fiume. Pigoss si disponeva a partire.