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68 | l'ombra del passato |
figliuoli si azzuffino, specialmente a causa di donne. Egli fece ancora vedere, sulla palma della mano, una moneta d’oro. La donnina guardò la moneta e non rispose. Ma otto giorni dopo Marco e Carissima occuparono la camera attigua a quella dello zio morto. Carissima lavorava da sarta: domandò alla zia il permesso di cucire nell’atrio, e questo, poco per volta, diventò il suo laboratorio.
Così la vasta casa un tempo deserta si riempì di gente, risuonò di grida, di risate, di canti. Al rumore della macchina da cucire si univa la voce melodiosa di Carissima che qualche volta aveva gorgheggi d’usignuolo.
La Tognina sola taceva, intenta a pulire le sue dilette seggiole. Le dispiaceva o la rallegrava quell’ondata di vita giovanile che ora le si agitava intorno? Nessuno lo ha mai saputo. Qualche volta il suo umore variava. Per giorni e giorni ella taceva, si nascondeva: poi diventava alquanto socievole, accoglieva i nipoti alla sua tavola, faceva vita in comune con loro. Oppure si arrabbiava; cosa che prima non le succedeva mai: e quasi sempre se la prendeva con Adone, lo batteva, e minacciava di mandarlo via. Egli piangeva di rabbia e d’umiliazione. Almeno la zia avesse maltrattato anche gli altri nipoti: no, era sempre lui la vittima delle improvvise collere di lei.
— Rabbiosa! — le disse un giorno, stringendo i pugni con disperazione, — perchè sempre a me? Sempre a me? Ma che t’ho fatto, di’?
— Se non stai zitto ti rompo la testa.