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IV.

L’inverno fu rigido e lungo. Dopo Natale la Tognina dovette mettersi a letto, coi suoi dolori reumatici, e vi stette quasi un mese. Non si lamentava mai, ma qualche volta dava un grido e un sospiro che, diceva Pirloccia, parevano quelli di Gesù nell’orto degli ulivi.

In quel tempo i Pirloccia invasero la casa come un campo nemico abbandonato. Marco e Agostino venivano ogni sera, accendevano il fuoco, mangiavano la polenta preparata dalla zia Elena. Questa, intanto, per dare attenzione alla malata, si coricava con Fiorina nel lettuccio di Adone. Ed egli fu mandato a dormire in una cameraccia all’ultimo piano.

C’era molto freddo lassù; la finestra, invece di persiana, aveva uno sportello esterno che s’apriva e si chiudeva con una cordicella assicurata ad un chiodo sul davanzale. I topi, durante la notte, correvano e saltavano sulle travi ed anche sul pavimento, e rosicchiavano le patate e il granturco ammucchiati negli angoli della cameraccia. Adone non aveva paura dei topi, ma temeva che qualche