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cattivo padre! A lui, che girava il mondo, sotto la pioggia e sotto il sole, per sostentare la famiglia! Ora però voleva abbandonare a sè stessi i due giovinastri. E cercava casa, per sè e per i due tigli piccoli. Domandò a Tonnina se gli affittava la camera bassa, dove egli avrebbe potuto riporre anche le sue scope. La donnina rispose subito negativamente. Egli gridò!

— Mica gratis! Pago, io, e bene, e subito. Ecco qui.

Trasse il suo voluminoso portafogli, zeppo di carte ingiallite e di immagini sacre, e prese un biglietto da cinque lire.

— Anticipazione, corpo! — gridò, porgendolo a Tognina. — Guardalo, almeno.

La donna non volse neppure la testa. Pirloccia rimise il biglietto nel portafogli e il portafogli in tasca.

Adone stava seduto accanto al fuoco, col gatto sulle ginocchia, e osservava la scena senza parlare. I suoi begli occhi splendevano, al riflesso della fiamma.

Per alcuni momenti nessuno più fiatò: s’udiva solo il ronfare del gatto e il soffio della fiamma. Ma ad un tratto l’ometto guardò il ragazzo, quasi lo vedesse appena allora, e domandò:

— Perchè non va a letto questo scimmiotto?

— Scimmiotto sei tu, — rispose vivacemente Adone. E guardò l’uomo, sfidandolo. Ma per la prima volta dacchè lo conosceva lo vide arrabbiarsi in modo terribile.