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l'ombra del passato 59


I tempi erano mutati, e peggioravano di giorno in giorno. Di giorno in giorno il Pirloccia con tutta la sua progenie s’avvicinava alla casa della vedova, e la circondava e la invadeva come un nemico astuto e forte circonda e invade un dominio mal difeso.

Una sera d’autunno la zia Elena che conviveva col Pirloccia e dava attenzione ai suoi bambini, venne a raccontare che i due gemelli s’erano bisticciati col padre. Più tardi giunse il Pirloccia stesso, arrabbiato e fremente.

— Mi farai dormire nel tuo fienile, Tognina! — supplicò. — O vanno via loro, di casa mia, o vado via io. No, bisogna che abbiano una buona lezione, quei due cani! Corpo! Corpo! Sono sì o no il padre, io?

Tremava di rabbia. Se fingeva, fingeva molto bene. Tognina lo guardò, coi suoi occhi tristi e diffidenti, e non gli negò l’ospitalità domandata.

La notte era fredda e piovosa: invece di dormire nel fienile l’ometto dormì in cucina, e invece di una furono più notti.

Di giorno egli andava a lavorare le sue scope; di sera ritornava e raccontava di aver ancora litigato coi gemelli, i quali gli avevano persino rinfacciato di essere un cattivo padre. Ah, sì, un