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56 | l'ombra del passato |
— Stamattina sono uscito nel campo: sono andato a cogliere i pomidoro. Mi aveva mandato la Tognina; mica sono andato per idea mia. E Agostino mi ha rincorso colla falce in mano, minacciando di falciarmi le gambe! Eh!
— E la tua zia che ha detto?
— Niente! Non dice mai niente, lei!
— Ma glielo hai detto bene?
— Sicuro, eh! Stava nella sua camera e puliva le sedie. Ha detto solo: e lasciami in pace!
— Pazienza! — sospirò la mamma. — Forse avrai fatto qualche dispetto ad Agostino.
— No, no, davvero, niente!
— Pensaci bene, caro il mio omin. Gli avrai mostrato la lingua.
— No, no, davvero, niente!
— Pensaci bene: almeno la punta.
Egli pensò: arrossì, e finì col confessare.
— Sì, appena la punta.
— Vedi? Vedi?
La mamma lo sgridò: gli disse:
— Non devi far così! Devi esser buono, affinchè la zia ti voglia bene, come ti voleva bene il tuo povero zio. Se sei cattivo ti manda via; si prende in casa i figli di Pirloccia.
— Ed io vengo da te!
— Da me? povero il mio omin! Siamo abbastanza, noi! Come si fa, con tante bocche che mangiano, con poche braccia che lavorano? Sta buono, sta buono, e ama la tua zia. Se ella ha una coscienza riparerà al mal fatto.