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l'ombra del passato 49

Era timida e taciturna. Non usciva quasi mai, e neppure amava tener aperte le finestre e la porta. Nessuno riusciva a sapere che cosa ella facesse tutto il giorno, chiusa in tal modo come una monaca.

— Che fa la zia? - domandavano ad Adone le vicine curiose.

— Sta in camera sua a pulire le sedie. — egli rispondeva invariabilmente.

Dalla mattina alla sera ella infatti non faceva altro che riordinare e pulire i suoi mobili. Pareva che il senso dell’affettività si fosse sviluppato in lei in modo anormale: ella non amava le persone, ma amava le cose. Si curava dei suoi mobili più che dei suoi parenti. Dopo la morte del marito diventò ancora più triste e misantropa. Fece assiepare e dividere la sua aja da quelle dei vicini; mise un saliscendi nuovo al portone, e ordinò al nipotino di chiuderlo ognivolta che entrava od usciva.

Egli obbediva, ma entrava ed usciva poche volte al giorno. Dopo la morte dello zio egli si annoiava a stare in casa e ci stava il meno possibile. Quando non vagava pei campi, dopo la scuola, andava dalla sua mamma a giocare e litigare coi fratellini; tornava a casa solo per frugare in tutti gli angoli, cercando da mangiare; e quando era sazio scappava ancora. Passava molte ore della giornata dal cordaio o dal zolfanellajo, il cui cortile era rimasto così stretto da sembrare un viottolo fra due siepi.