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406 l'ombra del passato


E si scostò, per indicargli che era tempo d’andarsene.

La calma di lei lo spaventò. Le balzò vicino, come un pazzo; le afferrò un braccio.

— Non se ne vada! Mi ascolti.

Ella si svincolò, tremando.

— Mi lasci! Che ha da dirmi ancora?

E s’avviò. IL viale era scuro: le nuvole coprivano anche la striscia di cielo, sopra il muro.

Adone seguiva Maddalena, ripetendo:

— Mi perdoni... Mi perdoni...

Ella si mise a correre, come infastidita dalla supplica insistente di lui. Poi si fermò, lo aspettò e lo accompagnò fino al cancello. Ma egli non parlò più, avvilito. Uscì, e mentre lei chiudeva si volse e stette a guardarla. Ella non riusciva a chiudere bene il cancello. Egli pensò che forse ella aspettava da lui qualche parola ancora. Una parola ancora e forse tutto non era finito. Ma egli non volle dire questa parola. E lei se ne andò, silenziosa e lieve, com’era venuta.

Egli rimase nel prato. Gli pareva di aver sognato: un sogno terribile e stupido nello stesso tempo. Sulle prime fu vinto da un’umiliazione ardente. Disse a sè stesso che Maddalena doveva beffarsi di lui; che Maddalena lo aveva scacciato;