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l'ombra del passato | 405 |
gioia, ho sentito come un colpo alla testa. Ho veduto un fantasma. Ho creduto fosse il fantasma di una donna alla quale io sono unito per sempre, e invece era un altro fantasma. Era il mio stesso fantasma. Una volta mi hanno percosso mentre dormivo: io urlai, domandando giustizia. Nessuno rispose al mio grido. E questo rimase come dentro di me, e lo sento echeggiare ogni volta che credo di commettere un tradimento. E l’ho sentito anche poco fa, quel grido! Come era lungo e triste! Dio! Dio! Ricordo un’altra volta... un altro urlo... una notte come questa... Ma lei non può capire... Lei è stata sempre felice... lo no... io no; capisce?
Sì, ella capiva, finalmente! Egli lo aveva detto: egli era unito ad un’altra donna, per sempre. E mentre egli parlava Maddalena lo guardava fisso, fiera e spaventata. E forse vedeva negli occhi oscuri di lui un’ombra più densa e pericolosa delle ombre del viale. Che voleva, da lei, quell’uomo lamentoso? Questo ella non riusciva a capirlo. La sua pietà cadeva, davanti a quell’uomo che non poteva e non voleva essere più suo. Ella non domandò altro: non poteva umiliarsi, come si era umiliato lui. LO aveva ricevuto come un suo eguale, poichè voleva innalzarlo fino a lei. Egli invece voleva rimanere al suo posto, al fianco d’una creatura misera, della quale Maddalena Darrgenti ostentava d’ignorare persino l’esistenza.
— Basta! — ella disse, morsicandosi le labbra — Io non sapevo. Ha ragione.