Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
398 | l'ombra del passato |
una fascia di chiarore argenteo che illuminava il viale. E a destra, altra verso i tronchi avvolti d’ombra, si scorgeva il terreno coperto di foglie gialle: in alto le foglie scintillavano alla luna. Tutto era fantastico, ma triste, freddo. Pareva un luogo abbandonato. Nel muro coperto d’edera s’aprivano, di tanto in tanto, larghe nicchie entro le quali v’erano statue corrose e sedili di pietra. Maddalena si fermò davanti ad una di queste nicchie, dietro una fontana il cui canaletto non gettava più acqua.
Adone le fu vicino. Sentì di nuovo il profumo di lei.
— La ringrazio... — disse: e tacque, spaventato dal suono della sua voce.
— Ma di che? — rispose subito Maddalena, con voce alta e quasi ironica. E s’appoggiò al muro, entro la nicchia, sporgendosi in avanti per spiare le profondità del viale.
Ed egli ridiventò sospettoso. Gli parve ch’ella, — anch’ella, — fingesse. Gli parve che ella non fosse abbastanza turbata, ma avesse anzi voglia di beffarsi di lui e della sua goffaggine. E di nuovo l’ombra lo avvolse.
Ricordò che era venuto per domandarle perdono: solo per questo: ma ebbe paura di sembrarle ridicolo e volle dirle tutto. Entrò anch’egli sotto l’arco della nicchia, s'appoggiò al muro e lasciò cadere il cappello sul sedile.
— La ringrazio d’esser venuta, — disse, stringendosi le mani, come desolato per la sua impo-