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fanale; l’ombra non oscurò più i cristalli. Tutto fu silenzio. Il palazzo parve di nuovo disabitato.

La luna penetrò attraverso il cancello e illuminò il viale bianco: e le ombre dei cespugli tremolarono sulla sabbia, come agitate anch’esse. nel silenzio lunare, da qualche passione.

Egli s’irritava: e più s’irritava, più s’ostinava ad aspettare. Ma le ombre s’addensavano sopra il suo capo e dentro il suo cuore. Arrivò un momento in cui egli non vide più, sotto i suoi piedi, le ombre dei pioppi. Le nuvole coprivano la luna. Egli rivide, nella penombra, la figura di Caterina: ed ebbe un’impressione strana, gli parve ch’ella avesse gli occhietti azzurri supplichevoli della vecchia Suppèi.

La luna riapparve. Allora egli pensò agli occhi dolci e voluttuosi di Maddalena. E un brivido di piacere attraversò il suo dolore, come il vento del sud attraversava, quella notte, la pianura melanconica.

Ma fu un attimo. Egli ricadde nel suo sogno penoso. L’ombra di Caterina lo seguiva: e quando la luna spariva e sparivano le altre ombre fondendosi con le tenebre, egli si fermava perchè gli pareva che Caterina si piegasse e si stendesse ai suoi piedi. Egli non aveva il coraggio di calpestarla. Si sentiva piegare anche lui: aveva quasi desiderio di gettarsi per terra, di fondersi con le ombre della notte. E Caterina piangeva: e il suo gemito era provocante e accorato. Egli si curvava ad ascoltarlo, come altre volte s’era curvato ad