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392 l'ombra del passato


Un fatto semplicissimo lo richiamò in sè. Al principio della fuga di Co’ de Brun, il sobborgo dei poveri, egli incontrò la signora Marina, che forse ritornava dall’aver fatto qualche visita pietosa. Con la sua gonna a volanti, di seta color tabacco, il corsetto a punta e il velo di merletto sui capelli troppo neri per una signora di settantanni, ella si avanzava a passi lenti, e da lontano salutò Adone facendogli un amichevole cenno col ventaglio. Sì, nonostante l’autunno inoltrato, ella portava un bel ventaglio nero e rosso regalatole da Maddalena.

— Sono stato da lei, — disse Adone, fermandosi. — Parto domani.

— Ritorna con me, — disse la vecchia.

Egli arrossì, pensando che forse Maddalena era ancora alla parrocchia. Ma vinse la tentazione, o meglio ebbe paura.

— Non posso, ora. La saluto qui. Ora vado da Caterina.

— Ah, tu vai da Caterina? Ecco, volevo appunto domandarti di lei. La pace è fatta?

— Che pace? — egli domandò, inquieto.

— Oh, niente, allora! Dicevano che il matrimonio era andato a monte! No? Mi rallegro, mi rallegro.

Egli pensò a Carissima e alle sue chiacchiere.

— No! No! Eh, no! — disse. — Chi può aver detto questo?

Poi ripensò a Maddalena che aspettava la signora Marina, e si sentì molto triste.