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390 | l'ombra del passato |
detto ancora la sua parola di perdono, senza la quale io partirò disperato per questo viaggio per noi senza ritorno».
Passò davanti al cancello, ma vide Jusfin e non mise la lettera nella buca. Gli parve che l’ex-cacciatore lo guardasse beffardo, e passò oltre. Fece il giro del prato, ed entrò nell’aja della parrocchia. La sorella del prevosto non c’era. Egli non voleva salutare il vecchio prete, che lo sgridava come un ragazzetto ogni volta che lo incontrava. Uscì di nuovo è si fermò sotto l’arco del portoncino. Di là vedeva il cancello, ma non poteva assicurarsi se Jusfin stava ancora nel giardino.
Ma all’improvviso trasalì, come se qualcuno gli avesse dato un colpo alle spalle.
Il cancello s’apriva. Maddalena, vestita di nero, col velo nero intorno al capo, usci e attraversò, col suo passo rapido e lieve, il prato solitario coperto di foglio secche. Ed ella si dirigeva al portoncino della parrocchia!
Egli s’appoggiò al muro, tremando. Gli pareva che quell’avvenimento semplicissimo, la visita di Maddalena alla parrocchia, fosse un fatto straordinario. Egli stringeva nel pugno la sua piccola lettera di addio, e si domandava smarrito se doveva consegnarla a colei che s’avvicinava.
Ella s’avvicinava: s’accorse ancora del turbamento di lui, ma questa volta non sorrise. Questa volta il suo viso esprimeva davvero qualche cosa di tragico e di sdegnoso in pari tempo. Egli ricordò i suoi sogni, il grido di lei «perchè mi fai sof-