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l'ombra del passato | 385 |
tava anche della signora Maria, e pensava che nelle ciarle di Carissima ci fosse qualche cosa di vero. Gli pareva che non solo l’amore coi suoi incantesimi, ma anche gli uomini con le loro astuzie, cercassero di avvolger lui e Maddalena nella rete di un intrico pericoloso.
Alle volte però sussultava. Forse Carissi ma non mentiva. Maddalena soffriva davvero. Non soffriva anche lui? Egli che voleva esser pietoso con tutti, anche coi suoi nemici, tormentava colei che lo amava come nessuno, nessuno al mondo, neppure Caterina, lo aveva amato. E fu ripreso dal desiderio angoscioso di rivederla, di assicurarsi se anche lei soffriva davvero. Ah, ella non aveva risposto al suo grido, ma in silenzio, nel suo palazzo freddo come una torre, ella si consumava di passione e di tristezza, come una fanciulla di altri tempi, nella vana attesa dell’amato lontano!
Un giorno egli non potè resistere oltre: andò a visitare la sorella del prevosto e nel passare davanti al cancello guardò verso la finestra di Maddalena.
Ella non c’era. Egli ripassò. E come chiamata dal desiderio di lui, ella s’avvicinò ai cristalli. Era davvero pallida e magra: il suo profilo, cereo sullo sfondo della finestra illuminata, pareva un cammeo sull’oro trasparente d’un’agata. Ella si volse: egli si fermò. E si guardarono come non s’erano ancora guardati: con tutta la voluttà dell’amore che soffre.
Ed egli si riabbandonò al suo sogno, con passione disperata.