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l'ombra del passato 379


Ed egli rispondeva:

— Vi lascerò in pace. Lascerò in pace tutti. Non tormenterò che me stesso.

E si tormentava, infatti. Non passava più davanti al palazzo, ma nella lontananza la figura di Maddalena gli appariva nuovamente circonfusa di mistero, alta e lontana come una stella. Ed egli la amava non per la voluttà di amare, ma per la voluttà di soffrire.

Le sue notti erano torbide come tutte le notti di passione dolorosa. Nei momenti d’insonnia egli si esaltava: gli pareva di aver compiuto il suo dovere, domandando perdono a Maddalena. Ella non aveva risposto: ma aveva certamente capito ch’egli rinunziava a lei per mantenersi fedele, non a Caterina soltanto, ma a tutti i suoi compagni di dolore, e sopra tutto a sè stesso. E nella memoria di lei egli sarebbe rimasto come un eroe.

Ad occhi aperti sognava ciò che sarebbe la realtà della sua vita. Gli pareva di sedere davanti a un popolo di ragazzetti: tutti volgevano a lui le testine irrequiete: tutti rassomigliavano a lui, com’era dieci anni prima! Egli, con parole umili, diceva cose straordinarie. I ragazzetti lo fissavano, e nelle loro pupille si rifletteva il raggio di fede e di forza che animava le parole di lui. Tutta la luce dell’avvenire era in quel raggio. Egli diceva:

— Siate giusti, bambini. Sapete cosa vuol dire esser giusti? Non far soffrire gli altri. E non lo siate per la speranza di un premio nell’altro mondo. L’altro mondo non esiste: c’è solo questo.