Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
l'ombra del passato | 369 |
ma poi si accorse che ella tremava leggermente, decisa a non parlare, e anch’egli si dominò.
— Tu hai sentito cosa ha detto la nonna, — egli disse, dopo un momento di silenzio. — Non dire di no: non mentire oltre. Sono stufo delle vostre bugie! Sono stufo di tutto e di tutti! Sposiamoci pure: a me non importa più nulla! Ma non tormentatemi oltre, veh! Se no io... se no... io...
Un singhiozzo di rabbia non gli permise di continuare. Caterina ebbe pietà di lui: gli prese una mano e gliela baciò. Egli ritrasse la mano, la scosse, quasi volendo buttar via il bacio pietoso di lei, e s’avviò per andarsene.
Ella lo seguì: mentì ancora.
— Io non ho sentito nulla... Non so che cosa lei ti ha detto... Lasciala dire. È arrabbiata perchè ha chiacchierato con Dirce tua cognata... Sì! Dirce è venuta qui... Ha chiacchierato, sì... E la nonna crede che tu possa diventare presto ricco e superbo...
— Anche questo? — egli gridò. E si fermò di nuovo: ma subito scosse la testa e spinse Caterina. — Vattene, vattene! Lasciami in pace! Vattene!
E se ne andò. Ma la disperazione lo accompagnava, lungo la nota strada ancora vagamente illuminata dall’ultimo splendore del l’occidente. Egli sentiva un nodo alla gola. Gli pareva d’essere ritornato fanciullo, d’esser nuovamente perseguitato, nuovamente caduto in una rete di astuzie, di volgarità, di calcoli.
E, come per un ritorno ai suoi istinti infantili, sentiva ancora una volta una smania di fuggire,